La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 4804 del 19 febbraio 2019, ha statuito la legittimità del licenziamento per giusta causa irrogato ad un lavoratore rinviato a giudizio per spaccio di sostanze stupefacenti, precisando che, per valutare la rilevanza di tale condotta nell’ambito del rapporto di lavoro, debba aversi riguardo non necessariamente all’eventuale danno arrecato all’azienda, quanto piuttosto al disvalore della condotta in sé. Secondo la Corte, l’addebito di detenzione e spaccio con cadenza regolare da diversi anni di sostanze psicotrope integra una condotta contraria alle norme dell’etica e del vivere civile comuni, idonea, dunque, a compromettere il necessario vincolo fiduciario tra datore di lavoro e dipendente.