Con sentenza n. 10566 del 16 aprile 2019, la Corte di Cassazione ha ritenuto legittimo il licenziamento per giusta causa intimato ad un lavoratore, nella specie un quadro direttivo, il quale aveva alterato l’ammontare del corrispettivo di ben cinquantaquattro ricevute del taxi in modo da ottenere rimborsi più elevati rispetto ai costi effettivamente sostenuti.
La Suprema Corte, infatti, confermando le sentenze di primo e secondo grado, ha stabilito che i comportamenti fraudolenti posti in essere da chi come il lavoratore in questione riveste un ruolo di responsabilità all’interno dell’azienda non possono che ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario in essere con il datore di lavoro e, pertanto, costituire una giusta causa di recesso.