Con decreto n. 2759 del 23 aprile 2020, il Tribunale di Bologna ha ordinato ad una Società di riconoscere le modalità di lavoro agile, nel periodo dell’emergenza sanitaria da COVID-19, ad una propria dipendente invalida con una figlia affetta da un handicap grave che si era vista negare dalla datrice di lavoro la possibilità di lavorare da casa ed era stata messa in cassa integrazione.
Il Giudice di merito ha fondato il proprio giudizio sulla base dell’art. 4 del DPCM del 1 marzo 2020 e dell’art. 39 del D.L. n. 18 del 17 marzo 2020 convertito con L. 27/2020, i quali riconoscono la concessione del cd. “smart working” ai soggetti disabili o con un soggetto disabile nel nucleo familiare, nonché la priorità nell’accoglimento delle istanze di lavoro agile a tutti i soggetti con ridotta capacità lavorativa.