Con sentenza n. 23878 del 2 ottobre 2018, la Corte di Cassazione ha ritenuto illegittimo il licenziamento per giusta causa intimato da una società ad un proprio dipendente addetto alle vendite che, conformandosi ad una prassi aziendale diffusa da anni e sollecitata dai vertici aziendali, aveva violato le procedure commerciali interne, su ordine dei propri superiori.
Infatti, secondo i Giudici di legittimità, a fronte della diffusione dell’irregolare pratica commerciale in azienda, delle pressioni effettuate in via gerarchica sul dipendente e della correttezza professionale di quest’ultimo che, sin dall’inizio, aveva riferito esattamente come si erano svolti i fatti, appare difficilmente configurabile la lesione dell’elemento fiduciario e l’ipotizzabilità di un grave inadempimento da parte del lavoratore, per essersi lo stesso attenuto a specifiche direttive dei superiori in un sistema talmente pervaso da pratiche irregolari da rendere inimmaginabile, anche in considerazione del ruolo rivestito, la possibilità di rifiutare di adeguarvisi.
La Suprema Corte, confermando la sentenza della Corte di Appello, ha quindi dichiarato illegittimo il licenziamento, condannando la società datrice di lavoro alla reintegrazione del dipendente ed al risarcimento del danno.