La Suprema Corte, con sentenza n. 21438 del 21 ottobre 2015, ha precisato che l’esercizio di attività lavorativa, durante il periodo di assenza dal lavoro per malattia, tale da porre in pericolo – anche solo potenzialmente – la guarigione entro il tempo di assenza giustificata, integra la violazione dei doveri generali di correttezza e buona fede, nonché di diligenza e fedeltà, di gravità tale da giustificare il licenziamento.
Nel caso di specie, il lavoratore – assente sul posto di lavoro a causa della frattura di una falange della mano sinistra – era stato sorpreso ad arare col trattore e coltivare alberi di agrumi, su un terreno di sua proprietà. Tale attività, sebbene non avesse causato alcun danno, è stata ritenuta tuttavia idonea ad aggravare lo stato di salute ed a ritardare la guarigione.