Con ordinanza n. 11730 del 2 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha affermato che il lavoratore ha il diritto di agire nei confronti del datore di lavoro per l’accertamento dell’omissione contributiva prima ancora del maturare di qualsiasi danno previdenziale.
Nel caso di specie, il datore di lavoro aveva versato i contributi previdenziali del lavoratore nella misura del 50%, basandosi su un orario di lavoro per un rapporto formalizzato come part time, mentre il rapporto effettivamente svolto era a tempo pieno.
La Corte di Cassazione, ha statuito che a fronte di una irregolarità contributiva, il lavoratore ha la possibilità, prima del raggiungimento dell’età pensionabile di esperire un’azione di condanna generica al risarcimento del danno ex art. 2116 c.c. oppure un’azione di mero accertamento dell’omissione contributiva quale comportamento potenzialmente dannoso, precisando che tale tutela è esperibile anche nel corso del rapporto.
Secondo la Corte, infatti, tale assunto si fonda sul fatto che il lavoratore, pur non essendo creditore dei contributi previdenziali è comunque titolare del diritto, di derivazione costituzionale (art. 38, comma 2), alla posizione contributiva ovvero del diritto all’integrità della posizione contributiva a cui l’omissione contributiva reca un pregiudizio attuale, quale comportamento potenzialmente dannoso.