A partire da sinistra: Avv.ti Cristina Petrucci, Leah Dunlop, Rossella Antonucci, Aian Abbas, Paola Tradati.
Lo scorso mercoledì 2 luglio si è tenuto il convegno organizzato da Legalcommunity intitolato “La diversity tra etica e business” (per maggiori informazioni cliccare qui). Data l’importanza di carattere sociale dell’argomento trattato, abbiamo deciso di riassumere i contributi e le testimonianze più significative espresse durante il dibattito.
Preliminarmente, la Prof.ssa Donatella Busso, Vice Preside dell’Università di Economia e Commercio di Torino nonché CdA di GTECH, ha distinto la diversity in quattro grandi macro categoria:
- Età;
- Sesso;
- Etnia;
- Disabilità.
E’ stato spiegato come nel mondo del lavoro sia diffusa una naturale diffidenza nei confronti di soggetti in possesso di caratteristiche rientranti nelle suddette categorie se considerate come un costo da parte delle aziende e degli studi professionali. Questi individui riscontreranno maggiori difficoltà nella fase iniziale d’inserimento nell’ambiente lavorativo, in specie nel mettere in luce il valore aggiunto che possono fornire alle realtà economiche di cui vengono o tentano di far parte, e nell’avanzamento di carriera, soprattutto in posizioni di leadership.
Le ragioni che si celano dietro queste barriere d’ingresso e di crescita professionale sono perlopiù riconducibili a pregiudizi radicati nel mondo del lavoro e originati secondo la Dott.ssa Monica Parrella, Coordinatrice Ufficio Dipartimento Pari Opportunità del Consiglio dei Ministri, in primis dalla cultura degli stereotipi ed in secundis dalla carenza di servizi offerti dallo Stato, quali strumenti di tutela idonei a riequilibrare i carichi familiari nei periodi di maternità e paternità.
I risultati della discriminazione sono stati presentati dall’Avv. Barbara de Muro, Responsabile di “Women on Board”, un progetto promosso da ASLA che effettuando un sondaggio fra i propri associati ha riscontrato che le donne partner di studi legali sono 138 a fronte di 698 soci maschi.
Il piano della conversazione è stato spostato su uno scenario internazionale dalla Dott.ssa Enrica Tocci, Chief Legal & Ethics Officer di GDF Suez Energia Italia, e dal Dott. Nicola Pozzati, Director HR South Europe di EMC, che hanno raccontato una storia diversa, di colossi stranieri che considerano la diversity un investimento importante per la valorizzazione dei talenti e per la fidelizzazione delle singole risorse umane.
Le testimonianze più importanti legate alla nostra professione sono state rese dagli Avv.ti Leah Dunlop, Managing Partner di Hogan Lovells, e Cristina Petrucci, Partner del nostro Studio e coordinatrice dell’attività di ricerca e aggiornamento professionale. Se la prima ha portato una ventata di ottimismo riguardo il raggiungimento di posizioni di leadership da parte delle donne nel settore legale, la seconda ha raccontato un retaggio storico ancora difficile da superare in Italia, ma che non deve scoraggiare le “Lidia Poët” del futuro e tutte le altre vittime del pregiudizio.
Più nello specifico, l’Avv. Petrucci, ricollegandosi ad uno spunto lanciato dall’Avv. Rosella Antonucci, Partner di Legance Avvocati Associati, ha spiegato come l’incapacità delle donne “di coalizzarsi e fare rete tra loro”, in contrapposizione al naturale cameratismo dei colleghi uomini, costringa quest’ultime all’assunzione di atteggiamenti maschili volti ad eliminare la mancanza di fiducia in se stesse – generata da stereotipi di ogni sorta – con la conseguente impossibilità di identificarsi in un proprio autonomo modello femminile.
Il bilancio emerso da questo incontro è certamente negativo, ma il confronto è il primo passo verso un futuro in cui la parità è un diritto e la diversità un valore.