Con ordinanza n. 22625 del 19 luglio 2022, la Corte di Cassazione ha stabilito che costituisce atto di concorrenza sleale l’assunzione di dipendenti altrui o la ricerca della loro collaborazione non tanto per la capacità dei medesimi, quanto per l’utilizzazione – altrimenti impossibile o vietata – delle conoscenze tecniche usate presso altra impresa, attesa l’esclusività di quelle nozioni tecniche e delle relative professionalità che le rendono praticabili, così da evitare il costo dell’investimento in ricerca ed esperienza e da alterare significativamente la correttezza della competizione. Inoltre, affinché possa ritenersi integrata un’ipotesi di concorrenza sleale, è necessario che il predetto atto sia compiuto con animus nocendi e, quindi, che sia direttamente volto ad impedire al concorrente di continuare a competere.
Nel caso di specie, la Suprema Corte ha escluso la sussistenza di illeciti concorrenziali ritenendo, da un lato, che le conoscenze e le professionalità possedute dai lavoratori trasmigrati non presentassero caratteri di esclusività tali da rendere detti dipendenti assolutamente essenziali e, dall’altro, che non vi fosse la prova della volontà dell’agente di impedire alla concorrente di continuare a competere.