La Corte di Cassazione, con sentenza n. 41417 del 23 dicembre 2021, ha ribadito il principio, secondo cui ai fini della configurazione di un centro unico di imputazione del rapporto di lavoro è necessaria la presenza dei seguenti requisiti: a) unicità della struttura organizzativa e produttiva; b) integrazione tra le attività esercitate delle varie imprese del gruppo ed il correlativo interesse comune; c) coordinamento tecnico ed amministrativo-finanziario tale da individuare un unico soggetto direttivo che faccia confluire le diverse attività delle singole imprese verso uno scopo comune; d) utilizzazione contemporanea della prestazione lavorativa da parte delle varie società.
Nel caso di specie, pertanto, la Suprema Corte, confermando la decisione della Corte di merito, ha condannato in solido due enti a reintegrare una dipendente, licenziata in seguito ad una procedura di mobilità, avendo rilevato come tra gli stessi fosse ravvisabile un unico centro di imputazione.
Più precisamente, la Suprema Corte ha ritenuto ravvisabile un unico centro di imputazione giuridica in considerazione dell’utilizzazione contemporanea della prestazione lavorativa della dipendente da parte delle distinte imprese, e dei rapporti tra le stesse, caratterizzati da commistioni, ingerenze e sovrapposizioni sia sotto il profilo dell’attività imprenditoriale svolta che sotto l’aspetto del personale dipendente.