La Suprema Corte con sentenza n. 8145 del 29 marzo 2017, ha ribadito il principio secondo cui, in materia di contratti a termine, la mera inerzia del lavoratore protrattasi dopo la scadenza del termine prima di agire in giudizio per chiedere la conversione a tempo indeterminato (due anni, nel caso in esame) non è di per sé sufficiente a far ritenere una risoluzione del rapporto per mutuo consenso.
La Suprema Corte ha precisato, infatti, che per configurare la risoluzione per mutuo consenso è necessario accertare l’esistenza di una chiara e certa volontà comune di porre fine ad ogni rapporto lavorativo, volontà della cui prova è gravato esclusivamente il datore di lavoro.