La Corte di Cassazione, con sentenza n. 8888 del 4 maggio 2016, ha statuito che nelle società per azioni di grandi dimensioni al lavoratore va riconosciuta la qualifica di dirigente qualora svolga mansioni che denotano ampia autonomia e discrezionalità, a nulla rilevando la sua sottoposizione al potere gerarchico di un altro dirigente e la mancata messa a disposizione di un budget di spesa nonché l’assenza di poteri rappresentativi.
Nel caso di specie, è stato riconosciuto il diritto alla qualifica dirigenziale di una lavoratrice che aveva ricoperto la funzione di preposta alla “Gestione premi, omaggi, oggettistica promozionale – beni di economato” per un’importante società per azioni della quale, con il proprio ruolo, seppur in maniera poco rilevante, aveva contribuito alla determinazione delle strategie di direzione aziendale.